

San Vitale 2019.

“ Pintìlle, pintìlle, pindòfe,
chi la fatte la màle loffe,
la fatte lu chìule puzzelènde,
à ‘mbuzzinète tìtte la ggènde “.
Vàttë a bbuttà dë retànnë.
(Il significato letterare è:” Vatti ad abbuffare di fichi”. Lë retànnë erano fichi di cattiva qualità).
Quel giorno dopo la cerimonia, decidemmo di andare a salutare le donne che preparavano le sagne per San Vitale. Gli anziani dell’epoca mi dissero che mai una sposa vestita di bianco aveva portato un saluto alle donne delle sagne. Che io sappia nessuno in seguito a ripetuto il gesto.
<<Padreterno, stanno facendo una carnevalata>>!
<<L’anno prossimo porto il carrettone>>!
<<Ai miei temoi>>!
<<Giovanotto, gli hai cambiato il nome ma io li riconosco, quelli sono le zucchine>>!
<<Io sono un parente>>!
Il “Ciarallo” figura emblematica di un tempo andato, era il settimo figlio maschio nato senza interruzione di una nascita femminile.
Nell’antichità il numero sette era considerato sacro da tutte le nazioni acculturate dell’oriente e dell’occidente.
Nell’antica Roma erano chiamati “marsus”.
Il ciarallo si racconta avesse il potere di incantare e richiamare i serpenti, dai cui attacchi era immune.
Non bastava semplicemente essere il settimo fratello, ma occorreva un apposito rito d’iniziazione: “l’inciaramazione” fatto da un ciarallo anziano.
Si faceva ricorso al Ciarallo quando un serpente entrava in casa e si racconta che puntualmente il rettile accorresse da lui non appena questi fischiasse. Altro compito sociale del Ciarallo era quello di “inciaramare” le genti, cioè spalmare un po’ di speciale unguento, con tanto di ricetta segreta, sul braccio di chi ne faceva richiesta, in modo da garantire protezione dal morso dei serpenti. Facevano particolarmente ricorso a questa protezione le mamme per proteggere i loro figli, che erano sempre in giro nelle aie e nelle campagne.
Questa figura nel tempo a San Salvo è scomparsa, sia perché negl’anni non è più nato un settimo maschio, oppure non ha seguito la procedura di “inciaramazione”, quindi non ha ricevuto il passaggio dei poteri.
A San Salvo ne è rimasto uno ancora vivente I.P.
Stefano Marchetta