“Lë crùllë dë lë pepë”
Lë crùllë dë lë pepë ultimi sospiri di tradizioni che spariscono con l’avvicendarsi delle generazioni.
Vederli nelle case singole di persone della propria città di cui si conoscono le origini locali, indica un’usanza scontata, ma vederli su balconi di condomini di palazzi simboli di una città, lë crùllë dë lë pepë indicano una resistenza ai tempi che cambiano, un attaccamento al costume locale, una voglia di tradizioni che non devono morire, non deve essere soffocati dalle mode
Lë crùllë dë lë pepë a cornë dë cràpë, come ama sottolineare il mio amico Michele Molino, questi una volta essiccati al sole e poi macinati, in dosi dettata dall’esperienza tramandata di generazione in generazione, diventa l’ingrediente principale per fare: ” lë vendrècenë, lë saggeccë, lë fecatèzzë, lë sprèsciatë rìscë “ e altri tipi, insaccati tipici di questo pezzo d‘Italia.
Molti non partecipano nella famiglia al passaggio del testimone nell’imparare le tradizioni da parte di un genitore o di un nonno, sembra una vergogna, che non serva più.
Il nuovo è bello, ma ricordate non dobbiamo accettare passivamente che i vari Mc D. ci fanno diventare un copia incolla, un cliscè mondiale, ogni uno di noi ha una personalità di valore, sta a noi falla emergere, ogni uno sa cosa gli piace, non dobbiamo temere di manifestarlo, non bisogna aver paura di non essere nel mucchio della maggioranza di diventare la màsculë bbiànghë (la mosca bianca), diciamo mi piace ciò che piace e a chi non piace zë f…
Difendiamo la nostra cultura, il nostro passato, perché come diceva la filosofa Simone Weil :
“ Il bisogno di avere RADICI è il più importante e il meno conosciuto dell’animo umano “.
Stefano Marchetta
Una volta a settembre c’era la festa di San Rocco
Festa di San Vitale
Comunioni 1966
“LA PORCHETTA”
Quando arriva la festa
hai un profumo nella testa,
corri in bicicletta
a comprarti la porchetta.
Allegria e buon ‘umore
ti fa uscire da lù core,
se ti offrono la bruschetta
preferisci la porchetta.
Tutti ne vogliono un pezzettino
ma è meglio un bel panino,
se qualcuno è nà saetta
dagli nà bella fetta.
Il bello della porchetta
è che non vuole la forchetta,
di aromi è vestita
per leccarti anche le dita.
Seduto sulla panchina
assaggi la saporita crosticina,
il suo sapor è divino
anche se non lo mangi sul tavolino.
Se è cotta nel forno
non hai bisogno del contorno,
sul digiuno è nà vendetta
quando assapori la porchetta.
Anche la morte non ha fretta
quando c’è la porchetta,
grida forte per un’oretta
viva,viva la PORCHETTA.
Stefano Marchetta
L’era Democristiana – Video
Il Maestro Evaristo Sparvieri
Il Maestro Evaristo Sparvieri
Sono stato sempre convinto che l’uomo non è altro che una grande ricetta, dove la metà degli ingredienti gli sono dati alla nascita, il restante man mano che gli anni passano le persone che incontriamo aggiungono e tolgono ingredienti per far sì che noi diventiamo ciò che siamo.
Nel 1968/69 mentre la guerra del Vietnam causava vittime innocenti, i giovani di tutto il mondo manifestavano contro, mentre uccidevano Robert Kennedy fratello di John e Martin Luter king, nasceva l’Uomo Tigre, cerano i figli dei fiori, si faceva il grande festival di Woodstock, l’uomo sbarca sulla luna ecc …
Io conobbi il Maestro Evaristo Sparvieri in quegli anni, lui non era il mio insegnante, ma seppe regalarmi degli ingredienti importanti.
Entro nella mia vita perché essendo un uomo che vedeva lontano, riusciva con il suo sorriso con la sua risata e con quei baffetti da sparviero a coinvolgere, a convincere la mia maestra a unire le due classi per fare musica (quella che ora nelle scuole è chiamata musica d’insieme) dove ci faceva cantare accompagnandoci con la chitarra, poi ci incantava come la favola del Piffero Magico, quando cominciava a suonare il mandolino.
Nel corso degli anni io e il maestro ci siamo sempre fermati a parlare di musica passione da lui trasmessa che solo in un secondo tempo sono riuscito a realizzare quando sono entrato a far parte della Banda Città di San Salvo, la poesia dove io provavo a scrivere le mie, il dialetto basamento di una cultura da non dimenticare e tutto quello che capitava.
Che lui aveva una marcia in più e il fatto che non era una sensazione di un bimbo che si può manifestare in una simpatia o ammirazione, ma è la consapevolezza che nel mio crescere non ho fatto altro che costatare il mio pensiero, perché lui era ben voluto e apprezzato in tutto, da arrivare persino a ricoprire la carica di sindaco di San Salvo.
Due cose le ho sempre nel cuore del Maestro una poesia:
“A ‘NA VECCHIA PIRTICARE“ dove lui ha saputo racchiudere un tempo andato, vincitrice del 1° Certame di poesia dialettale svoltosi a San Salvo nell’Aprile del 1975, di cui conservo il libretto con tutte le poesie, la seconda è una canzone dedicata alla nostra bella San Salvo:
“ SOPRA ‘NA CULLINE “.
Il Maestro ha lasciato tanto materiale che il figlio sta pubblicando in un suo sito www.sansalvoantica.it insieme a tanta altre cose, una frase mi ha colpito del figlio Fernando che è scritto sulla “home page”.
“Sfogliando pagine ingiallite dal tempo, ho incontrato mio padre.”
Stefano Marchetta