Vò bbènë a dù perzàunë, a chi jë dà caccosë e a chi në jë cèrchë nièndë.
( Vuole bene a due persone, a chi gli da qualcosa e a chi non gli cerca niente).
Vò bbènë a dù perzàunë, a chi jë dà caccosë e a chi në jë cèrchë nièndë.
( Vuole bene a due persone, a chi gli da qualcosa e a chi non gli cerca niente).
Lë seppiluchë è un’usanza che si perde nella notte dei tempi, che ormai la modernità sta soffocando.
Esso consiste di mettere a germogliare grano, avena, ceci, fagioli, lenticchie, cicerchia, lupini e altri legumi, il giorno dopo carnevale in un recipiente, sulla cui base era posta della sabbia bagnata e poi posti al buio a farli germogliare, badando di mantenere umida la sabbia.
La scelta dei legumi è personale in base ai colori che piacciono perché ogn’uno ha un colore proprio, alcuni scelgono un solo tipo altri mischiano più semi.
Il mercoledì le donne dopo aver arricchito i germogli, che a volte superano i 30 o 40 cm, con piccoli fiori, lë seppiluchë sono portati nella chiesa di appartenenza per disporli intorno all’altare che è addobbato a festa, diventa il Santo Sepolcro di Gerusalemme.
A San Salvo i luoghi dove erano deposti lë seppiluchë, erano la chiesa di San Giuseppe, la Chiesa di San Nicola, il Calvario, la Chiesa della Madonna delle Grazie e la chiesa di San Rocco, ora le uniche che resistono è la chiesa della Madonna delle Grazie e il Calvario.
Dal giovedì Santo al Sabato Santo le famiglie in un percorso quasi circolare, grazie alla disposizione naturale dei luoghi da visitare, in senso orario o antiorario, visitavano i sepolcri per pregare in religioso silenzio, perché la chiesa è il lutto, vige il silenzio, non si canta e le campane sono legate, per poi ritrovarsi vicino a casa, un popolo in cammino dove durante il pellegrinare si rincontravano amici e conoscenti scambiando i primi auguri per una Santa Pasqua.
Il senso religioso nella civiltà contadina è che il legume morto torna alla vita dal buio della morte con il suo germoglio, come Gesù vinta la morte, dal buio del sepolcro risorge nella luce di Dio.
Stefano Marchetta
Ci sono persone che non vivono la festa delle sagnitelle di San Vitale sotto i riflettori, nonostante siano una delle parti principali della festa stessa. Sono loro che alla fine danno il profumo, il sapore e il colore alle sagnitelle, sono le donne del sugo (ragù) come a me piace chiamarle, a loro sono dedicate queste foto.
Anche quest’anno si è svolta la tradizionale sagra delle sagnitella , seguiamo le some per conoscere San Salvo.
via Grasceta il monumento degli Alpini la villa comunale piazza San Vitale monumento del milite ignoto largo dell’emigrante via Roma Chiesa di San Rocco
<<Questa cosa mi coinvolge…
Da quando sono Sindaco, mi faccio tante foto>>!
Gnà è lu Suàndë accuscè jë fì la fèštë.
(Come è il Santo così gli fai la festa).
Un grande augurio ha mia figlia per il traguardo raggiunto.
Già laureata in ” Economia Bancaria, Finanziaria e Assicurativa” con 110/110.
Ieri si è laureata in “Mercati ed Intermediari Finanziari”,
discutendo la tesi “Analisi quantitativa dell’impatto sullo Spread di fenomeni qualitativi” con 110/110.
A mijèchë a mijèchë zë fa lë panìllë dë lu puànë.
( Mollica dopo mollica si formano le pagnotte di pane).
Giovanni Bruno e Giovanni Marinelli
Mario D’Angelo e Stefano Marchetta.