Nov 1, 2014 - Poesie in Vernacolo    No Comments

“N’attemë”

N’attemë e ‘ndèrrë,

allumbruvuèsë

së remàštë šterètë.

Niscìunë të canàscë,

chë sà a chë pinzìvë,

chë pruggittë tenìvë.

Štì fèrmë,

nin të mùvë,

chiànë, chiànë tì štì ‘ngnelènnë.

Së putìssë parlà

fòrsë më decìssë

“ Në é càlpë mà, é la mòrtë ca decèsë”.

Stefano Marchetta

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“Il Vernacolo”

Giorni fa mi trovavo a parlare con un collega che mi prendeva in giro su l’uso di alcuni vocaboli, così senza volerlo per fargli capire il nostro vernacolo ne è uscito un discorso alquanto interessante, forse può interessare a qualcuno.

Alcune parole dialettali imputate erano: (la neve, la nave), (la maglia, la moglie), (lo sparo, dispari) ed ecc, perché a parere suo indichiamo più cose con lo stesso vocabolo.

Nel parlato cambiamo il suono alle parole mediante gli accenti, per noi è normale, ma chi ci ascolta non percepisce le sfumature del nostro vernacolo.

Scrivendoli diventa più chiaro.

La neve si scrive la návë accendo grave.

La nave si scrive la nävë accendo dieresi. (Suono afono)

La maglia si scrive la màijë accendo grave.

La moglie si scrive la máijë accendo acuto.

Dispari si scrive spàrë accento grave.

Sparare si scrive spárë accento acuto.

Come nell’italiano siamo così abituati nel parlare che alcuni accenti le pronunciamo ma non le scriviamo pur sapendo che il significato è diverso.

Il nòcciolo della questione / Un albero di nocciòlo.

prìncipi e le principesse di tutto il mondo / È un uomo di sani princìpi.

Il séguito alla prossima puntata / Ho seguìto la lezione attentamente.

Esci sùbito da casa mia! / Gol sbagliato, gol subìto.

 

Stefano Marchetta

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