Innamorati a San Valentino.
Olio su tela 30×20
Olio su tela 30×20
Mettèijë nòmë nin ‘ngë penzà.
(Mettigli nome non ci pensare).
Questo per dire che nessuno ti aiuterà, nonostante una tua richiesta.
Riflessi di vento,
su di un sorriso
contento.
Gioiose fanciulle
nascoste nell’erba,
sognano soavi culle.
Mentre un giovane sole
fa capolino,
tra le spettinate nuvole.
Tu mi piaci,
quando con gli occhi chiusi
mi riempi di baci.
Stefano Marchetta
Da càpë bàndë a sunatàurë dë piattellë.
(Da capo banda a suonatore di piatti).
Lë murtàlë è un utensile utilizzato per pestare.
Si tratta essenzialmente di un recipiente, dal fondo tondeggiante, in legno duro comune nelle famiglie povere o metallo in bronzo per le famiglie più agiate, nel quale sono poste le sostanze, che sono poi triturate dall’azione di un pestello (lu Puštàllë), una corta mazzetta costituita da un’impugnatura e da un’estremità più larga e pesante.
Un tempo c’era solo il sale doppio (Tarrachìutë) uno degli elementi più importante e indispensabile del vivere e sopravvivere in una civiltà contadina che doveva conservare gli alimenti per un lungo periodo.
Elemento così importante che persino i legionari romani erano pagati con il sale, da questo e nato il termine “SALARIO”.
Quando si era piccoli quest’attrezzo era il primo banco di prova che le madri adoperavano per dare stimoli di crescita dei propri figli, triturare il sale grosso per renderlo fine per poterlo usare in cucina, era una responsabilità, ma anche un orgoglio per i piccoli perché li facevano sentire parte del vivere in e per la famiglia.
Poi c’era uno più grande che serviva per frantumare il grano e farne farina per il consumo quotidiano, poi nel passare del tempo poiché la farina si trovava con facilità, lo stesso è stato usato fino a qualche anno fa per triturare i pepi, la cui polvere veniva, usata per fare salsicce ventricine e altro.
Stefano Marchetta