La cunzèrvë dë pammadòrë
Una volta per le strade di San Salvo e nei luoghi soleggiati (a la sulàgnë) spazio dove il sole seguendo il suo percorso batteva tutto il giorno, come una spiaggia piena di persone ad abbronzarsi, era normale incontrare spianatoie (spranatìurë) con il passato di pomodoro allargato su di esse. Per dar modo al sole di far evaporare l’acqua in eccesso e nello stesso tempo operava una cottura della conserva, mentre le donne di tanto intanto rimescolavano il tutto per avere un’asciugatura uniforme e qualche volta eliminare il ricordo depositato su di esso da qualche uccellino di passaggio, la miseria era tanta che non era permesso, essere schizzinosi, ottenendo così un concentrato di pomodoro. Non era come adesso che reperire bottiglie, barattoli in vetro e tappi e normalità, il prodotto finito dopo tanti giorni ad asciugare si riponeva in recipienti di terra cotta smaltati (lë menàrë) e all’occorrenza se ne prendeva un poco che diluito con l’acqua si faceva il sugo per pasta.
Stefano Marchetta