Lorenzin – Tagli alla Sanità.
Ggiuvuànnë a chicàtë l’achë.
(Giovanni non sta bene, è malato gravemente potrebbe morire).
Zona Padre Pio.
<<Questo rimbambito, ma non ci vedi>>?
<<Ma se ti ho centrato, ti ho colpito>>!
<<Ma non potevi suonare>>?
<<Ma cosa ne so che ti piace la musica>>!
“Gli Scooteroni”
Quando passano i ragazzi spericolati con le moto spesso, si sente dire da persone più grandi “A štë ggiuvunë, còccë sènzë cervèllë” (A questi giovani, teste senza cervella), dimenticando che nell’età dell’incoscienza ci siamo passati tutti.
Voglio spezzare una Fiat, scusate una Lancia in favore di questi ragazzi perché guardandomi in torno quando vado in giro con l’auto o a piedi, i più inconsapevoli con le moto sono quelli della mia età o giù di lì, anche se tutti portano il casco, dalla mole fisica si riconoscono che non sono giovani di primo pelo. Ex ragazzini che sono cresciuti, guidando il Ciao, il Sì, il Califfone, il Mini Califfo e altre piccole moto dove la parte più larga erano le loro spalle, essi si potevano incuneare e sgusciare nel traffico come anguille.
Ora gli stessi si sono fatti lo Scooterone, moto grande e ingombrante come auto che occupa una bella fetta di carreggiata, ma continuano a comportarsi come se guidassero un Ciao facendo manovre al confine della sicurezza stradale, specialmente nel traffico cittadino.
Per questo dico prima di additare un giovane sicuramente irresponsabile, forse giustificata dall’età, dove non sono porti a pensare in modo catastrofico, diamo il buon esempio.
Stefano Marchetta
Garibaldi a San Salvo.
<<Che tu sia appeso… Ma di cosa parla questo forestiero>>?
Si racconta che Garibaldi inseguito dalle truppe francesi si rifugiò a San Salvo.
”L’Eroe dei due mondi”, per non farsi riconoscere, indossava abiti logori e sgualciti , e fingendosi un venditore di setacci, gridava “E’ arrivato il setacciaro!”
GIUSEPPE GARIBALDI RIPARO’ NELL’ABITATO DI SAN SALVO
Giuseppe Garibaldi, con il crollo della Repubblica avvenuto nell’anno 1849, fu inseguito dalla soldatesche francesi e, dopo numerose e tormentate peregrinazioni, riparò anche nell’abitato di San Salvo.
Sui libri di storia non è fatto nessun accenno, ma gli anziani salvanesi continuano a parlarne con decisa convinzione.
L’eroe dei due mondi, nei primi giorni di febbraio del 1849, era a Roma a difendere la Repubblica contro l’esercito francese accorso in aiuto dello Stato Pontificio.
Il 30 aprile l’esercito garibaldino “uscì da Porta San Pancrazio e, dopo una violenta battaglia, riuscì a sconfiggere le forze nemiche francesi formate da circa 5000 soldati e guidate dal generale Oudinot.
Caduta la Repubblica, Garibaldi fu costretto a darsi alla fuga insieme ad un manipolo di compagni, tra i quali Silvio Ciccarone, anch’esso garibaldino, originario di Vasto.
Risalì il Tevere e, con mezzi di fortuna entrò nel territorio abruzzese- molisano. Seguì il corso del fiume Trigno e dopo durissimo viaggio si trovò nei pressi dell’abitato di San Salvo.
Stanco e affamato percorse insieme ai compagni le strada di Madonna delle Grazie e della Fontana Vecchia (la saléte de la fànde) in cerca di qualche rifugio.
Rifugio che trovò quasi subito nel sottoscala della famiglia Napolitano, attualmente di proprietà di Mimì Napolitano, attiguo alla casa dei” Cilli”(demolita negli anni 60) , trasformata in un luogo di cultura che ha preso il nome di”Porte de la Terre”.
Appena spuntò il giorno, il generale riprese la fuga e, marciando attraverso un viottolo del tenimento della famiglia dei “Nasci” arrivò alla foce del torrente Buonanotte, dove era atteso da alcuni amici. A bordo di un bragozzo da pesca giunse in terra marchigiana ,per proseguire verso San Marino.
Eludendo le navi austriache, il generale arrivò a Cesenatico, per proseguire la mattina dopo alla volta delle valli di Comacchio, dove in una vecchia cascina si spense Anita, l’eroica compagna della sua vita.
Michele Molino