Mio Padre, Campo di Prigionia 133.

Il campo 133 era situato a Orano (Algeria), era il luogo, dove gli americani mandarono i prigionieri che loro fecero nel momento dello sbarco in Sicilia, fino alla fine della guerra. Lo sbarco in Sicilia (nome in codice operazione Husky) fu attuato dagli alleati sulle coste siciliane il 10 luglio 1943, durante la seconda guerra mondiale, con l’obiettivo di aprire un fronte nell’Europa continentale, invadere e sconfiggere l’Italia fascista e, infine, concentrare in un secondo momento i propri sforzi contro la Germania nazista. Fu la prima operazione delle truppe alleate sul suolo italiano durante la guerra e segnò l’inizio della campagna d’Italia. Quando in seguito parlammo degli eventi successi durante il conflitto mondiale, visto gli obbrobri fatti dai tedeschi, mio padre pensando a quanti amici non tornarono, con gli occhi lucidi, mi disse:

“Sono stato fortunato a cadere prigioniero degli americani”.

Marchetta Vito-Prigionia Mio padre il 2° da sx

Marchetta Vito-Prigionia_001 Mio padre il 1° da dx

Marchetta Vito-Prigionia-002 Mio padre il 2° da sx

Marchetta Vito-Prigionia-3 Mio padre il 1° da dx accosciato

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Gen 25, 2016 - Articoli    No Comments

Saggèccë e Mindrecènë

Difendiamo le nostre tradizioni, i nostri prodotti, le nostre radici.

Vedo sempre più famiglie scegliere il Mc Donald, sempre più ragazzi scelgono il Kebab, a discapito di un bel panino con la porchetta o con la ventricina o con una bella salsiccia.

Passa il tempo, passano le generazioni, ma quella sensazione che l’erba dal vicino sia sempre più verde rimane, sembra quasi una vergogna esaltare le proprie origini, al punto che più di una volta ho sentito dire da persone native di San Salvo, sono di Vasto vicino a Pescara.

Ultimamente mi è capitato un episodio, ero seduto in una sala d’aspetto, quando vidi entrare un ragazzo di San Salvo conosciuto anni addietro, (conoscevo il nonno che aveva fatto la guerra con mio padre e i genitori amici d’infanzia, tutta gente di San Salvo) che si diresse verso i distributori automatici per ricaricarli dei prodotti mancanti, mi avvicinai dicendo “Gna è, së cagnàtë fatèijë”?

Lui guardandomi rispose con un’accendo del nord “Come non capisco”!

Capii che non mi aveva riconosciuto, riformulai la domanda calcando di più l’accento sansalvèsë, “Gna è, së cagnàtë fatèijë”? Per poi buttarla sulla risata e sulle presentazioni, ma lui dal canto suo rispose un po’ scocciato con un accento chiaramente milanese “ Scusami ma non la capisco”, io rimasi senza parole e me ne tornai a sedere a riflettere sull’accaduto, cercando un perché.

Allora mi chiedo perché ci offendiamo e ci arrabbiamo quando politici stranieri con la scusa dell’Europa unita, ci chiedono di produrre formaggi senza latte, eliminare gli insaccati e altro, cose che fanno parte del nostro patrimonio culturale, della nostra bella Italia da sempre?

Ci dovremmo arrabbiare perché ci chiedono di mettere sulle nostre tavole alghe e insetti.

 

Stefano Marchetta

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