Mag 21, 2016 - Articoli    No Comments

Lu Tùcchë e la Màla Lòffë

Ricordo che un tempo noi ragazzini per designare chi doveva iniziare un gioco, facevamo a lu tùcchë (la conta) contare il numero dato dalla somma delle dita mostrate dai partecipanti al gioco, mentre le femminucce usavano la filastrocca “Ambarabà ciccì coccò” più conosciuta a livello nazionale.

«Ambarabà ciccì coccò, tre civette sul comò, che facevano l’amore, con la figlia del dottore; il dottore si ammalò: ambarabà ciccì coccò! »

O la filastrocca più paesana della “Màla lòffë”, le bimbe usando una canna (o altri oggetti) declamava la tiritera in sillabe, toccando i piedi delle compagnucce sedute su degli scalini in modo continuo e sceglierne una sull’ultima parola.

“Pìndë, pendùlë, pindòffë,

chì l’à fàttë la mala lòffë,

la fàttë lu chìulë puzzulèndë,

c’à ‘mbuzzenètë tùttë la ggèndë

e lë së fàttë pròprië tì”.

Inizialmente la filastrocca era nata ed era usata per scoprirne chi era il responsabile, quando si avvertiva uno sgradevole odore di una scarica corporale, (la cosi detta “loffa”).

L’operazione di accertamento avveniva scandendo sugli indiziati, in senso rotatorio, le sillabe della filastrocca, la colpevolezza era inesorabilmente attribuita a colui sul quale, cadeva l’ultima sillaba della filastrocca.

Marchetta Stefano

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Mag 10, 2016 - Articoli    No Comments

Fratelli di latte

Ci sono e ci sono sempre stati i fratelli dello stesso sangue, nati dall’unione di un uomo e una donna.

Un tempo a San Salvo, dove non esisteva il latte in polvere o latte artificiale, che troviamo ora con tanta facilità venduta in farmacia, quando le neo madri dopo il parto non avevano la sfortuna di non avere latte a sufficienza per allevare il proprio piccolo, aveva due scelte. Ho dare un latte animale che non sempre riusciva a far sopravvivere il nascituro o si rivolgeva e chiedeva aiuto a quelle donne che avevano partorito da poco e avevano tanto latte da poter allevare e sfamare più piccoli. Nel preciso momento, istante in cui il neonato appoggiava le minuscole labbra sui capezzoli della balia, nasceva un vincolo, un nodo con l’altro nascituro figlio della nutrice.  Questo legame univa nel tempo con rispetto amicizia era chiamato FRATELLI DI LATTE (o sorella), molti continuavano questo rapporto come veri e propri parenti. Mia suocera Vitalina in un dolce e tenero mi raccontò che fu la balia di un neonato vicino di casa, Valerio Torricella nato nel periodo che lei era diventata madre per la prima volta nel 1962, ne consegue che lui divenne fratello di latte di mia cognata Antonietta.

Stefano Marchetta

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Màrië e Dàndë

Questa vignetta nasce dalla richiesta del mio amico Michele, direttore del giornale “Ieri Oggi e Domani” per accompagnare un passo della Divina Commedia in vernacolo sansalvese. Io ho ipotizzato un incontro a San Salvo tra Dante e Mario la fàzzë, per ricordare un personaggio locale nella sua verace spontaneità, appena scomparso.

Màrië e Dàntë

<<Nel mezzo del cammino della vita mia… Mi sono perso! Giovanotto tu chi sei? Questa è la porta del paradiso?>>

<<Zio… Io sono Mario! Questa è la porta della terra! San Salvo è il paradiso!>>

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