Leone Balduzzi, il cavaliere.

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Ricordo che da bambino conoscevo nella mia ingenuità Leone Balduzzi come il padrone del negozio in Corso Umberto I°, un commerciante.

L’immagine del ricordo di Leone Balduzzi e concentrata in un piccolo fotogramma della mia mente, un giorno di Natale di tanti anni fa, andando a messa sentii un suono nuovo che echeggiava nella chiesa, incuriosito, mi avvicinai verso l’altare, quando giunsi nelle vicinanze, vedi un signore dai capelli bianchi girato di schiena che provava il suo strumento prima della santa messa. Quando ne scoprii il volto, rimasi sorpreso nel vedere chi era, quell’istante di lui con la guancia appoggiata sul violino che si muoveva come chi sta ballando con la sua dama, nella mia mente è sempre abbinato al cavaliere e così ho voluto disegnarlo. In seguito crescendo, ebbi modo di conoscere il poeta, musicista, autore di autentici capolavori musicali, come “Sante Salve belle” che è diventata nel tempo l’inno della nostra città.

Ha avuto il grande merito di essere negli anni 80 insieme al maestro Fiorentino Fabrizi di creare il complesso bandistico “Città di San Salvo”, di cui era Presidente onorario, di cui ebbi la fortuna di farne parte in quegli anni conoscendolo anche in quella veste. Anche la “Corale 50 e più”, fu realizzata e voluta fortemente da Leone.

Che dire ancora è stato un grande.

Stefano Marchetta

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Palmoli, 4 gennaio 1964, il gruppo cantonieri del nostro territorio.

Il Regio Decreto del Re di Sardegna, Carlo Felice, del 13 aprile 1830 istituisce la figura del cantoniere, affidandogli il compito di manutenere e controllare un ‘cantone’ della strada (un tratto di 3-4 chilometri). Per svolgere questi incarichi i cantonieri dovevano abitare in case site ai margini di ciascun cantone. Nasce così la Casa Cantoniera. Dopo 150 anni la funzione della figura del cantoniere viene modificata ed aggiornata. Nel 1982 viene introdotto il “Regolamento dei Cantonieri” che cancella il vecchio concetto di ‘cantone’ e introduce ‘squadre, nuclei e centri di manutenzione’ dotati di personale e mezzi.

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Umbèrtë Biacìllë (Umberto Di Biase).

“Gli dei non computano nel calcolo della vita, il tempo passato in mare”.

Da questa frase tanto cara all’amico Umberto parte la vignetta. Ricordo i miei 15 anni, quando in una San Salvo spensierata e sicura andavo al mare in autostop, per arrivate allo stabilimento Valentino punto di ritrovo di noi giovani sbarbatelli, dove trovavo Umberto o in procinto di entrare in acqua o ne era appena uscito con il suo bottino di pesca circondato da amici, curiosi e turisti. Nonostante siano passatati molti anni, la voglia di mare non è diminuita non è stata scalfita, ma è sempre aumentata. Un augurio a Umberto che questo amore reciproco duri per tanti e tanti altri anni. By Stefano

<<Ma voi, lo sapete perché mi piace il mare?>>

<<Umberto vieni a farti una foto!>>

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