

Amministrative San Salvo 2017. (1ª)
<<Ci vuole intelligenza a pensare queste cose …>>
<<Ci manca San Salvo lardo e fegatelli>>!
<<Questi lo fanno per confondere le idee alla popolazione>>!
<<Ci vuole intelligenza a pensare queste cose …>>
<<Ci manca San Salvo lardo e fegatelli>>!
<<Questi lo fanno per confondere le idee alla popolazione>>!
Vignette tratte dal mio libro “IL CONDOMINIO” pubblicato nel 2014.
Serata presso il circolo Enal, struttura ex mattatoio, ora spazio occupato dal teatro in costruzione. Nella foto si riconoscono Monaco Ergilio e Sparvieri Fernando, la ragazzina è Marisa d’Alfonso.
La vecchiàjë è ‘na còsë bbrìttë, ma viàtë a chë ccì arrevë.
(La vecchiaia è una cosa brutta, ma beato chi ci arriva).
Una volta quando si andava in campagna, c’erano delle regole per quando riguardava il mangiare, considerando che non si usava l’orologio ma era la luce del sole che scandiva l’inizio e la fine della giornata lavorativa. L’estate dove le giornate erano più lunghe ci si fermava quattro volte, l’inverno solo due volte.
La štòzzë – Era una pre colazione fatta quasi a inizio lavoro, un pezzo di pane per assaggiare qualcosa, generalmente era formaggio in modo di poter fare la prima bevuta di vino.
La mappatèllë (la colazione) – Generalmente era pane e companatico che ogn’uno si portava da casa a proprie spese, l’immagine comune è quella di un canevaccio i cui lembi legati a incrocio dove all’interno c’è il cibo.
Mezzejùrnë: Pranzo preparato dai proprietari con pasta, carne e altro che era portato generalmente dalla moglie del proprietario all’orario convenuto dentro una cesta, tenuta in equilibrio sulla testa con l’aiuto della spärë (Il CERCINE). Le famiglie più povere che non potevano garantire un pranzo uguale a tutti, preparavano la sera prima una grossa pagnotta di pane, dove una volta tagliata in mezzo, era messo a suo interno tutto quel poco che si possedeva in casa, un po’ di olio, pezzetti di salsiccia, pepi e pomodorini secchi, alici, peperoni cotti e altro, in modo che il pane assorbisse gli odori e i succhi del cibo, a pranzo era fatto a spicchi e offerto, senza che ci fosse disparità tra gli operai.
Vivitìccë – era una piccola bevuta, un po’ di cibo alla buona, preparato per rifocillare i lavoratori dei campi nelle ore pomeridiane per rifare l’ultima bevuta, una piccola merenda.
Stefano Marchetta
Da sx: i ragazzi non so i nomi, Ialacci Egidio, Tamburro Franco, Altieri Nicola e Monaco Domenico.
Chi tè lë quatrènë fabbrèchë, chi nin lë tè fa lë desègnë.
(Chi ha i soldi fabbrica, chi non li ha fa i disegni).