N’azzàtë dë hànnë (Un’alzata di gonna).
Io penso che il passare degli anni, il tempo cambia le scenografie, i nomi ma alcuni personaggi o lavori sono sempre gli stessi, a tal proposito voglio raccontarvi questo episodio.
I vecchi contadini o i nuovi agricoltori sanno che ci sono periodi dove alcuni lavori si possono gestire a proprio piacimento, poi ci sono periodi legati al raccolto che hai un piccolo periodo dove poterti organizzare e poi ci sono raccolti come le pesche che sono loro a decidere o ti trovi nel giorno giusto sotto le piante a raccogliere il tanto atteso frutto o il lavoro di un anno va in fumo.In questi giorni di trepida attesa uno dei nemici più pericolosi è il garbino perché mantiene la sua temperatura calda anche di notte stressando il frutto portandolo a maturazione. L’unica soluzione è di andare sul campo con più operai possibili per salvare il raccolto, così ricordo quando successe una volta a mio padre. Lui chiese in giro se c’era qualcuno che potesse aiutarlo. Un amico burlone che forse sapeva o c’era passato già lui lo indirizzò verso una casa dicendo: “Vergì, a chellë càsë cë àbbetë ìunë chë va’ jurnuòtë” (Virginio, in quella casa ci abita una che va a giornate). Mio padre ingenuamente andò a bussare a quella porta e domandò. Aprì una signora che ascoltata la richiesta, con gentilezza chiesa cosa doveva fare e quando avrebbe guadagnato, sentito la cifra (a quei tempi la giornata era sulle 30/40 mila lire), la donna sorridendo con una risposta inaspettata che spiazzo e fece arrossire mio padre fu: ”Jé šti quatrènë më l’abbìschë ‘nghë n’azzàtë dë hànnë” (Io questo denaro me li guadagno con un’alzata di gonna).
Stefano Marchetta