“Lu cavàllë dë Vàlerië”
La famiglia Torricella aveva molti cavalli per le varie attività logistiche che svolgeva nel dopo guerra, dal trasporto merci al carro funebre, fino a quando non sono passati ai camion, abbandonando gli equini usati per tanti anni.
“Më sìmbrë lu cavàllë dë Vàlerië” è un’espressione popolare comune, usata in situazioni ben precise, che man mano che il tempo passa se ne dimentica l’origine, è ripetuto e adoperata in modo appropriato anche da chi non sa l’inizio di quel modo di dire.
Nel caso del detto “Më sìmbrë lu cavàllë dë Vàlerië” (Mi sembri il cavallo di Valerio) la similitudine viene ed è sempre stato usato San Salvo per indicare un uomo che va o vuole avere rapporti con più donne o si atteggi a grande seduttore o in episodi plateali di burle tra amici. Il tutto prende inizio dal fatto che Valerio Torricella tra i tanti cavalli che possedeva, aveva sempre avuto uno stallone da monta per le sue cavalle. Le prestazioni dello stallone erano offerte mediante compenso ai tanti contadini che portavano le loro cavalle per farle coprire sperando nella nascita di un bel puledro. Mio suocero che visse con questa famiglia per molti anni, mi ha elencato i nomi di alcuni stalloni che loro hanno avuto: Mazzolino, Monello e altri, fino all’ultimo che si chiamava Lucifero.
Stefano Marchetta