“La coštë dë màijë”
La coštë dë màijë (la salita di maggio), in questi tempi moderni in un mondo, dove abbiamo frigo e freezer pieni di ogni ben di Dio e supermercati aperti 24 su 24, è una frase senza senso.
Un tempo il mese di maggio era uno dei più tristi dell’anno, perché le dispense erano vuote o quasi vuote, per un errore di calcolo o per imprevisti ai quali si poneva riparo vendendo un po’ di grano.
L’unico pensiero era arrivare alla mietitura, per ricominciare l’anno avendo grano per fare il pane e la pasta e altro.
Nell’attesa si controllavano i campi alla ricerca di màrrë (spighe di grano) che si erano riempite in anticipo, le raccoglievano in piccoli mazzetti e si mettevano al sole a essiccare, per poi batterli raccogliere il grano, macinarlo e avere un po’ di farina per tirare avanti, per superare la coštë dë màijë.
Stefano Marchetta