

Le mèije màle, ze le màgne le purce.
(Le mele migliori, se li mangia il maiale).
Questa espressione viene usata quando situazioni favorevoli toccano a persone non meritevoli.
Le mèije màle, ze le màgne le purce.
(Le mele migliori, se li mangia il maiale).
Questa espressione viene usata quando situazioni favorevoli toccano a persone non meritevoli.
Addò štà lu Puàpe, štà Ròme.
(Dove sta il Papa, sta Roma).
Questo modo di dire, afferma che noi stiamo bene dove siamo felici.
Lu furnàre j’à mèsse la jànde.
(Il fornaio gli ha messo l’aggiunta).
A ‘ndò vi sènza ‘mbrëlle!
(Dove vai senza l’ombrello).
Questo per dire di non agire d’impulso senza le dovute protezioni.
La ràje de la sàre, aripìnnele pe la matène.
(La rabbia della sera, ripondila per la mattina).
Questo per consigliare di non agire d’istinto o di prima indenzione, riflettere e fare scielte ponderate.
L’essenza della vita:
“Canda nni ti la crede e mene ci pìnze, arrève la morte e ti fa’ la ggiòbbe”.
(Quando meno te l’aspetti e meno ci pensi, arriva la morte e ti toglie la vita):
La vicchiàje, ‘nu sacche de uàije.
(La vecchiaia, un sacco di guai).
Lu luétte se chiàme Ròse, si nen ci dòrme, cia aripòse.
(Il letto si chiama Rosa, se non ci dormo ci riposo).
Un tempo non tanto, tanto lontano quando una persona starnutiva chi gli stava vicino diceva SALUTE e questo rispondeva GRAZIE, mente ai più piccoli si diceva “Crèsce Sànde ca diàvele ggià ci sì” (Cresci Santo che diavolo già ci sei).
L’abitudine di rispondere “Salute!” dopo uno starnuto pare risalga al Medioevo, periodo in cui la peste nera era particolarmente diffusa, lo starnutire era uno dei primi sintomi, quindi si usava per augurare di non averla contratta.
Ora invece ci sono solo sguardi assassini intirizzati a chi starnutisce.
La fàmmene è gnè la ciammaijèche, se le tùcche càcce la vàve, se nni li tùcche càcce le còrne.
(La donna è come la lumaca, se la tocchi caccia la bava, se non la tocchi caccia le corna).