“Lë crùllë dë lë pepë”
Lë crùllë dë lë pepë ultimi sospiri di tradizioni che spariscono con l’avvicendarsi delle generazioni.
Vederli nelle case singole di persone della propria città di cui si conoscono le origini locali, indica un’usanza scontata, ma vederli su balconi di condomini di palazzi simboli di una città, lë crùllë dë lë pepë indicano una resistenza ai tempi che cambiano, un attaccamento al costume locale, una voglia di tradizioni che non devono morire, non deve essere soffocati dalle mode
Lë crùllë dë lë pepë a cornë dë cràpë, come ama sottolineare il mio amico Michele Molino, questi una volta essiccati al sole e poi macinati, in dosi dettata dall’esperienza tramandata di generazione in generazione, diventa l’ingrediente principale per fare: ” lë vendrècenë, lë saggeccë, lë fecatèzzë, lë sprèsciatë rìscë “ e altri tipi, insaccati tipici di questo pezzo d‘Italia.
Molti non partecipano nella famiglia al passaggio del testimone nell’imparare le tradizioni da parte di un genitore o di un nonno, sembra una vergogna, che non serva più.
Il nuovo è bello, ma ricordate non dobbiamo accettare passivamente che i vari Mc D. ci fanno diventare un copia incolla, un cliscè mondiale, ogni uno di noi ha una personalità di valore, sta a noi falla emergere, ogni uno sa cosa gli piace, non dobbiamo temere di manifestarlo, non bisogna aver paura di non essere nel mucchio della maggioranza di diventare la màsculë bbiànghë (la mosca bianca), diciamo mi piace ciò che piace e a chi non piace zë f…
Difendiamo la nostra cultura, il nostro passato, perché come diceva la filosofa Simone Weil :
“ Il bisogno di avere RADICI è il più importante e il meno conosciuto dell’animo umano “.
Stefano Marchetta
“LA PORCHETTA”
Quando arriva la festa
hai un profumo nella testa,
corri in bicicletta
a comprarti la porchetta.
Allegria e buon ‘umore
ti fa uscire da lù core,
se ti offrono la bruschetta
preferisci la porchetta.
Tutti ne vogliono un pezzettino
ma è meglio un bel panino,
se qualcuno è nà saetta
dagli nà bella fetta.
Il bello della porchetta
è che non vuole la forchetta,
di aromi è vestita
per leccarti anche le dita.
Seduto sulla panchina
assaggi la saporita crosticina,
il suo sapor è divino
anche se non lo mangi sul tavolino.
Se è cotta nel forno
non hai bisogno del contorno,
sul digiuno è nà vendetta
quando assapori la porchetta.
Anche la morte non ha fretta
quando c’è la porchetta,
grida forte per un’oretta
viva,viva la PORCHETTA.
Stefano Marchetta
Il Trombone di Bonanni
LU FÒCHË DË SAN TUMMUÒSSË 20-12-2012
LU FÒCHË DË SAN TUMMUÒSSË
(Il fuoco di San Tommaso)
Un collega di lavoro non di San Salvo mi ha chiesto cosa legava la nostra città a San Tommaso e al fuoco, da dedicare ai due pur in modo semplice una festa?
Anche se sembra che ci sia qualcosa, bisogna ammettere con tutta sincerità che non centra niente, è solo il caso che nel 1845 il cardinale Carafa scelse il periodo antecedente il Santo Natale per donare al nostro paese l’urna contenenti le ossa di San Vitale, con i sigilli plumbei di Papa Benedetto XIV.
(Cardinale Carafa) (Papa Benedetto XVI)
Bisogna immergersi nel periodo storico del vivere quotidiano, non è come adesso che basta uno squillo e si sa tutto, il popolo sapeva che la commissione mandata a prendere le reliquie doveva partire da Roma, ma s’ignoravano gli orari precisi di partenza e quando meno quello di arrivo.
Cosi al calar della sera, mentre un freddo pungente scendeva a far compagnia alla popolazione, gli stessi pensarono di accendere un fuoco per riscaldarsi nell’attesa dell’arrivo del Santo.
Basta pensare che se il tutto sarebbe successo in estate il fuoco non c’era.
San Tommaso con tutto il rispetto è solo il santo scritto sul calendario il 20 Dicembre, potevano essere qualunque dei santi che leggiamo sui calendari, LU FÒCHË è solo una parte della scenografia come le case, le pietre, il fango, il freddo e tutto quello che cera quella sera, come quando ci sono state le due rievocazioni storiche fatte anni fa, dove ho avuto la fortuna di partecipare, i veri protagonisti sono stati il Popolo devoto e l’urna del Santo, tutto il resto ha fatto da cornice.
Andare a festeggiare il fuoco solo per gusto di far baldoria e mangiare come questo vivere moderno ci sta insegnando, è a tutti gli effetti una festa pagana non religiosa.
(28-4-2011 l’urna con le ossa)
Il 20 dicembre è da ricordare come l’anniversario dell’arrivo delle reliquie del nostro Santo Padrone nella nostra città, niente di più è solo un meditare e un pregare e riscoprire i veri significati delle cose nella loro e semplice verità.
Stefano Marchetta
Il Gran Sasso d’Italia
I colori Autunno 1970 (primi scatti)