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Si chiama così perchè essa indicava sia la via per la terra intesa come campi da lavorare, sia terra come mondo sconosciuto e inesplorato.
“La Pòrtë dë la tèrrë” si apriva all’alba e si richiudeva al tramonto, dopo la chiusura non si poteva entrare.
Per proteggersi dai mali intenzionati i Sansalvesi costruirono una porticina nel portone e fu battezzata “La Cavìutë” (Il Buco), quest’apertura bastava a far passare la testa di un uomo carponi.
Se qualcuno arrivava dopo la chiusura della la porta infilava la testa a la cavìutë, il guardiano facendo luce con una lampada se riconosceva che era di San Salvo lo faceva entrava, altrimenti azionava un congegno tipo ghigliottina a spesa del malcapitato.
Nel 1989 il comitato festa San vitale volle fortemente che alla sfilate delle some ci fosse di nuovo la presenza dei cavalli, il progetto fu possibile grazie all’aiuto di De Francesco Franco macellaio e commerciante di animali che fornì un gran numero di cavalli.
Stefano Marchetta
Piazza S. Vitale
Vitale Melodini
A sx Nicola Napolitano