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1992 San Salvo, Cerimonia UNICEF in Municipio.

«L’Unicef è nata nel 1946 a New York, subito dopo la seconda guerra mondiale con il compito di soccorrere tutti i vari Paesi che erano stati colpiti dalla guerra. Dopo 6 anni, con la ripresa post guerra sembrava che il mandato dell’Unicef dovesse terminare invece c’è stato un grande uomo, un italo-americano, Fiorello La Guardia, sindaco di New York in quegli anni, che stabilì che il mandato dell’Unicef sarebbe dovuto restare permanente con il compito specifico di aiutare i bambini dei Paesi del terzo mondo ».

Il Comitato Italiano per l’UNICEF nasce ufficialmente nel 1974.

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Torricella Valerio e il cane Dragone

Torricella Valerio (Valerio con i suoi cavalli).

È ancora vivo nei suoi ricordi come se fosse successo ieri, si nota nei suoi occhi e si sente nel fragore delle sue risate, quando mio suocero Vitale Melodini, mi racconta questo episodio, finendo la storia dicendo: “Mànnë èrë e mànnë è”! (Che mondo era e mondo è!)

Era una notte d’inverno degli anni ’50, nel buio più scuro, delle ombre furtive si aggiravano nella piccola piazzetta tra il 6° vico Garibaldi e il 7° vico Savoia nei pressi della casa di Valerio Torricella con l’intento di rubare i cavalli tenuti nella stalla, sapendo che tutta la famiglia dormiva al piano superiore.

A far compagnia ai cavalli c’era anche Dragone un cane anziano che si era fatto la cuccia nella paglia per stare più caldo.

Nel silenzio più assoluto uno dei malfattori inserì il braccio nella hattaròlë (buco praticato nella parte bassa della porta per favorire il passaggio dei gatti) per riuscire a togliere il paletto che manteneva chiusa la porta, Dragone non abbaio né si mosse dal suo giaciglio, ma emise solo una specie di grugnito lamentoso che fece allertare il suo padrone, che subito capì che qualcosa non andava.

Scese le scale con passo felpato e subito vide nella penombra un braccio che si muoveva, con uno scatto fulmineo afferro quel braccio bloccandolo all’interno, chiamo la moglie e le chiese di passargli la rattacàscë (la grattugia) che cominciò a passarla sulla mano del mal capitato, fino a quando il sangue non cominciò a uscire.

La mattina seguente Valerio vide uscire dallo studio del dottor Vitaliano Ciocco posto su Corso Garibaldi poco distante da casa sua Carmine T., con la mano tutta fasciata. Avvicinatosi, gli chiese cosa fosse successo, lui rispose “Tenàvë la còrdë dë l’àsenë abbretètë a la mènë, candë dë bòttë a terètë e më la scurcuatë” (Avevo la corda dell’asino arrotolato nella mano, quando di colpo ha tirato e me la sbucciata), Valerio di contro battuta gli disse “Lë cavèllë dë Valèrië ‘n zë tòcchë” (I cavalli di Valerio non si toccano).

Quando Valerio morì, Dragone pianse quindici giorni sulla tomba del suo padrone, il custode del cimitero tentò di cacciarlo ma rischiò solo di essere morso.

Dragone morì alla venerabile età di ventuno anni.

Stefano Marchetta

San Salvo Mercoledì 27 Aprile 1960.

Questa foto inedita nella sua composizione ha sempre catturato il mio interesse, perché in uno scatto c’è tanto da raccontare. La prima la “Pòrtë dë laTèrrë” unica entrata a quello che era il borgo antico di san Salvo chiamato il Quadrilatero, visto dall’interno. La seconda le luminarie che ci dicono che il paese si stava preparando alla festa di San Vitale. La terza ci mostra un giovane don Cirillo Piovesan parroco nella chiesa di San Giuseppe dal 15-07-1945 al 01-09-1991. La terza la morte, come la cronaca di questi giorni ci ha fatto vivere, di un giovane finanziere, un figlio di San Salvo morto a soli 38 anni Marchetta Vitale. La quarta il pavimento della piazza bagnata ci fa notare che la pioggia è sempre presente nel giorno del Santo Patrono

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“Nicola Marchetta e l’Andrea Doria, storia di un viaggio, 60 anni fa”.

Era già notte il 26 luglio 1956 quanto a San Salvo arrivo la drammatica notizia che il transatlantico Andrea Doria diretto a New York era affondato.

L’oscurità era illuminata dalle fiocche luci dei lampioni e da una luna quasi piena che schiarivano i vicoli bui, mentre un via vai di persone migrava di casa in casa, alcuni piangevano altri muti e persi, andavano in cerca di notizie sicure, riassicurazioni per il loro cuore affranto e pieno di preoccupazioni, sorretti solo dalla speranza, dalla fede e dalla preghiera.

Vi chiederete perché? Bisogna tornare indietro di qualche mese, Nicola Marchetta fratello di mio nonno Antonio, stanco di avere per amici la fame e la miseria con la moglie Carolina Di Biase e i quattro figli minori, Bruno, Adelina, Elda e Michelina, decise di emigrare negli Stati Uniti d’America, lasciando i cinque figli più grandi che erano già sposati o in prossimi a farlo nel paese natio. I parenti tutti si riunirono per salutarli prima della loro partenza per Napoli (foto a), dove avrebbero preso la grande nave. L’indomani della partenza il figlio Bruno malato non poté partire, li avrebbe raggiunti in seguito con altri paesani che erano in procinto di partire. Arrivati a Napoli, ebbero la sgradita notizia che c’era stato un errore, i posti disponibili sull’Andrea Doria erano solo due gli altri posti erano disponibili sulla C. Colombo (foto d) la nave gemella, altrimenti dovevano aspettare alcuni giorni e partire tutti insieme, così fecero. Ai molti passeggeri in attesa dell’imbarco, consigliavano di ricevere tutti i crismi, così in una chiesa vicino al porto furono cresimati tutti quelli che non avevano ricevuto il sacramento, perché una volta arrivati bastava un cavillo per negare lo sbarco ( foto b).

In attesa della loro partenza zio Nicola insieme alla sua famiglia andò a vedere lo spettacolo festoso della partenza dell’Andrea Doria che si allontanava verso l’orizzonte, cosa che avrebbero fatto anche loro verso una nuova vita. All’oscuro di ciò che sarebbe successo e senza esserne consapevole il suo destino stava cambiando in quel momento. Durante il viaggio sulla C. Colombo non furono informati della collisione delle due navi(foto c), dove persero la vita cinquantuno passeggeri, solo all’arrivo seppero dell’accaduto e cercarono subito il modo di telefonare a San Salvo per rincuorare tutti i famigliari convinti che loro erano a bordo dell’Andrea Doria, che avevano vissuto quei giorni interminabili con tanta apprensione. Questa triste storia mi ha fatto sempre pensare che la nostra sorte è legata a un filo, forse per incuria o per favorire qualcuno, l’addetto a prenotare i posti ha cambiato la vita di zio Nicola e famiglia. Se loro fossero stati sull’Andrea Doria dopo lo spavento di quella sciagura, sarebbero forse rientrati in Italia e continuato la loro vita a San Salvo da dove l’avevano lasciata, invece in America i figli si sono sposati fatti una posizione e sono nati nipoti e pronipoti.

Stefano Marchetta

1956 tutti Parenti (foto a)Tutti i Parenti

C.Colombo TRANSATL  (foto d)La C. Colombo

prima dell'imbarco sul transatlantico C.Colombo cresimati

( foto b)La Famiglia Marchetta la cresimati prima dell’imbarco  .

medium_andrea-doria (foto c)

 

 

 

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